LEVICO TERME – E’ iniziato il countdown per un’altra storica trasferta che rimarrà sicuramente nei nostri annali. Dopo quella alla stadio Nereo Rocco di Trieste, domenica saremo di scena niente meno che allo stadio Luigi Penzo di Venezia per affrontare la capolista, autentica corazzata che torna a calcare i campi di quarta serie a cinque anni di distanza dall’ultimo fallimento. I nuovi padroni americani hanno infatti messo a disposizione di mister Favaretto una rosa che dovrebbe ricalcare il ruolo di schiacciasassi già incarnato lo scorso anno dal Padova, ulteriormente impreziosita nelle ultime ore dall’arrivo in laguna della punta Barreto, direttamente dal Torino. Oltre alla punta brasiliana, per capire la qualità della rosa lagunare basta dare un’occhiata al curriculum dei giocatori del reparto offensivo: Paolo Carbonaro una vita in Lega Pro, Gianni Fabiano ex Pro Vercelli e Carpi (serie B), Denis Maccan, ex Pordenone, ma con trascorsi in Lega Pro e serie B. Sia chiaro, sarà il classico match da “Mission Impossible”, ma non partiamo di certo battuti e vogliamo provarci perché il calcio a volte regala emozioni….
Per chi volesse seguire la squadra in questa storica trasferta, con partenza sabato pomeriggio alle ore 15.00, può contattare il nostro D.S. Salati al numero 348.3655422.
UN PO’ DI STORIA “RECENTE” DEI NOSTRI AVVERSARI…
Con l’avvento di Maurizio Zamparini e grazie all’integrazione delle due rose del Venezia e del Mestre, la squadra venne subito promossa in C1 (stagione 1987-1988) e nell’anno successivo ottenne la salvezza che le permise di mantenere la categoria (Serie C1). Dopo due campionati di assestamento, nella stagione 1990-91 (la quinta con Zamparini presidente dall’86-87), dopo uno spareggio per il secondo posto giocato a Cesena, davanti a 7000 tifosi veneziani e mestrini, e vinto per 2-1 contro il Como, il Venezia di Alberto Zaccheroni riconquistò la B, confermando quanto espresso dal patron all’atto dell’unione delle due società professionistiche del Comune di Venezia. A causa della insufficiente capienza per la nuova categoria dello stadio Baracca di Mestre, venne deciso di ristrutturare e ampliare, con eliminazione della pista di atletica, lo stadio Pierluigi Penzo di Venezia, a ventitré anni dall’ultima apparizione in Serie B dei lagunari. L’anno successivo, trascinata dal “fenomeno” Schwoch in attacco, supportata dalla grinta di Iachini a centrocampo e blindata da Luppi in difesa, la squadra ritorna in serie A guidata da Novellino, l’allenatore forse più amato della storia della società lagunare. I festeggiamenti coinvolgono tutta la città che si stringe attorno ai propri beniamini. Il primo anno di serie A non incomincia nel migliore dei modi : la squadra è stabilmente in piena zona retrocessione. Il gioco è discreto, ma l’attacco non gira e la mancanza di gol ci inchioda al fondo della classifica. La sofferenza dura per tutto il girone di andata, fino a quando non arriva in prestito dall’Inter Recoba. Alvaro riuscirà infatti a cambiare il volto della squadra. Con SuperPippo Maniero formerà nel girone di ritorno la migliore coppia d’attacco di tutta la serie A, assicurando una salvezza che nemmeno il più sfegatato dei tifosi avrebbe pronosticato. Note di merito anche a Taibi e ai “soliti” Iachini, Luppi e Novellino. Il secondo anno di serie A comincia senza Novellino, Recoba e Schwoch. Continua con le partenze di Taibi, Miceli e De Franceschi. Il presidente Zamparini punta tutto su Petkovic, definendolo “più forte anche di Recoba”. Agli improponibili paragoni e alle continue defezioni si aggiungono tre cambi di allenatore (Spalletti, Materazzi, ancora Spalletti e infine Oddo) mentre i nuovi acquisti si chiamano Bettarini, Borgobello e Nanami. L’unico risultato possibile di una così scellerata gestione è la retrocessione in serie B. L’anno successivo la squadra viene affidata a Cesare Prandelli, allenatore che solo alcuni mesi prima aveva guidato alla salvezza in A i cugini dell’Hellas Verona. La scelta è effettivamente azzeccata, e il Venezia risale nella massima serie dopo appena un anno la retrocessione in B. Sarà ancora Maniero l’uomo determinante per la promozione arancioneroverde, la seconda nella massima serie nel giro di soli tre anni. Tuttavia la stagione seguente ha un esito ben diverso rispetto al ’98-’99: un Venezia mai in gara, guidato da tre coach differenti durante il corso del campionato, s’abbandona ai piedi della classifica, e precipita nuovamente in B, con un verdetto finale se possibile ancor peggiore rispetto a quello del 2000: ultimissimo posto, con solamente 18 punti.
Dopo questa retrocessione l’imprenditore Zamparini coglie l’opportunità di acquisire il Palermo (club potenzialmente più redditizio), cedendo il Venezia. Il patron friulano motiva la sua scelta con l’impossibilità di dotare la squadra lagunare di un moderno stadio nella terraferma veneziana, che egli stesso aveva tentato ripetutamente ma inutilmente di far costruire (anche a proprie spese a patto che fosse accompagnato da un centro commerciale); in realtà, egli stesso aveva appena firmato una convenzione vincolante con il Comune per la realizzazione dello stadio. Convenzione misteriosamente stracciata pochi giorni dopo. La squadra andò in profonda crisi anche perché, nel passaggio al Palermo, Zamparini portò con sé diversi giocatori (tra cui lo stesso Maniero), mandando dei pulmini a caricare i giocatori nel ritiro di Pergine Valsugana, dove gli arancioneroverdi si preparavano per la nuova stagione, per portarli a Longarone dove si allenava il Palermo: questo fatto resterà nella memoria storica dei tifosi come il “furto di Pergine” e la tifoseria non perdonerà mai l’ex presidente che “affida” il club a Franco Dal Cin, trasferendogli la proprietà e una situazione economica disastrosa. Il dirigente friulano, che ha il mandato di Zamparini, si barcamena per tenere a galla la società. Dopo due salvezze miracolose la squadra, al termine del campionato 2004-05, tra sospetti e voci di combine (vedi la partita Genoa-Venezia), venne retrocessa in Serie C1. Nel frattempo Dal Cin aveva fatto entrare nel Club un gruppo ligure, capitanato dal discusso imprenditore edile Luigi Gallo; i tifosi, che vedono nell’operazione lo spettro del fallimento, iniziano a mobilitarsi, con manifestazioni e proponendo un progetto di salvataggio attraverso una Public Company, ma è tutto inutile: il 22 giugno 2005 la società arancioneroverde viene dichiarata fallita. Gli anni successivi non furono di certo facili per la società lagunare con continui cambi di proprietà, l’ultimo lo scorso 6 ottobre dove la carica di presidente viene assunta dallo statunitense Joe Tacopina, dimessosi dai vertici del Bologna con un progetto davvero ambizioso.