INTERVISTA AL NOSTRO PRESIDENTE

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(tratto dal quotidiano Trentino di oggi, martedì 14 aprile 2015)

LEVICO TERME. La rincorsa del Levico al San Giorgio è terminata, il campionato ancora no. I termali dovranno soffrire ancora almeno 270 minuti, cercando di tenere dietro i pusteresi. Ma l’inerzia del campionato è tutta dalla parte della squadra di Melone, che domenica a Storo ha ottenuto la settima vittoria consecutiva, mentre quella di Morini ha intascato solo un punto nelle ultime quattro uscite. «Ma chi dice che il San Giorgio sta giocando al “ciapa no” non conosce il campionato – replica stizzito Sandro Beretta, presidente dell’Us Levico Terme – Chi segue l’Eccellenza con un minimo di attenzione sa che, oltre a noi, in questa stagione anche San Giorgio e Virtus Don Bosco puntavano alla promozione».

Avete sempre creduto nel riaggancio?

«Sì, anche se 8 punti di distacco dal San Giorgio erano tanti, rispetto ad una squadra che ha ancora il passo della Serie D e gode, come le altre formazioni altoatesine, del grande lavoro del Südtirol, che ogni anno fornisce loro almeno una decina di giocatori. Ma la nostra mentalità, dal presidente all’ultimo dei miei collaboratori, è quella di chi non molla mai. Sappiamo che nel calcio possono succedere cose incredibili e quindi siamo consci che il campionato non è ancora finito».

Se il suo Levico ce la facesse, cosa ha in mente di fare per evitare che l’esperienza in Serie D sia una sofferenza?

«La storia dice che le squadre trentine in Serie D fanno fatica e in tantissimi casi rettrocedono subito (è successo anche allo stesso Levico nell’unica apparizione nella quarta serie nazionale, nella stagione 1983/84, ndr), evidentemente abbiamo qualche problema strutturale. Sicuramente ci manca un faro come il Südtirol, ci manca il Trento, e paghiamo una sosta invernale assolutamente insostenibile per chi vuole fare agonismo e si confronta con squadre che non la osservano. Da parte nostra, se ottenessimo la promozione dovremmo sicuramente guardare al Veneto».

Peraltro, avete già diversi giocatori extraregionali.

«Abbiamo allargato i nostri orizzonti già da diversi anni, anche perché questi giocatori costano quello che costano i migliori trentini. Vogliamo che la valle s’identifichi nell’Us Levico Terme, ma i rapporti con il Veneto – vedi gli ingaggi di Baido e Borriero – sono fondamentali».

Quanto è costata questa squadra?

«150 mila euro, tutto compreso. Spese alle quali riusciamo a fare fronte con tanti piccoli sponsor e con sostenitori più importanti quali la WD Lifestyle. In più, godiamo storicamente di una buona presenza di pubblico, 300 spettatori di media, molti di più in occasione dei match di cartello».

E quanto immagina possa costarvi un’eventuale prossima stagione in Serie D?

«Non lo so, sicuramente di più, ma cercheremo di non fare il passo più lungo della gamba. La nostra parola d’ordine è organizzazione, vogliamo crescere come struttura. Abbiamo 230 tesserati, vorremmo porci quale realtà sportiva di vertice della Valsugana. E per i nostri giovani sarebbe davvero importante la partecipazione al campionato Juniores nazionale».

Tornando alla fatica delle squadre trentine in Serie D, non ritiene che il nostro sistema calcio sia sovradimensionato? Non sarebbe meglio fare l’Eccellenza, che ne so, con una provincia del Veneto?

«Io credo che il calcio trentino sia indietro a livello di settori giovanili. Noi abbiamo una pausa invernale che non ci permette di essere competitivi nei campionati interregionali, contro squadre che non hanno quella pausa».

Quindi, chiederà alla Figc trentina che la pausa venga ridotta?

«Credo sia necessario un progressivo adeguamento, sciogliendo anche l’equivoco tra chi vuole fare attività agonistica e chi punta invece solo a garantire ai giovani il diritto di poter giocare a calcio, che ovviamente è sacrosanto. L’Us Levico Terme ha due squadre in ogni categoria: una agonistica, l’altra appunto a carattere ludico-sportivo – conclude il presidente Beretta – Del resto, per competere con i giovani dell’Altovicentino che fanno fino a cinque allenamenti alla settimana serve un cambio di passo».