LEVICO TERME – Sabato scorso, con la vittoria in terra veneta, esattamente contro l’Arzignanochiampo, si è concluso il campionato della nostra Juniores Nazionale. Non potevamo non fare a meno di scambiare due chiacchiere con mister Alessandro “Ago” Agostini sulla stagione…
Ciao “Ago”, sabato scorso, con la vittoria sul campo dell’Arzignanochiampo, si è concluso il campionato Juniores Nazionale. Ci racconti un po’ di questa tua prima esperienza?
Le partite ufficiali si sono concluse sabato 16 aprile, ma in realtà le nostre attività finiranno a fine mese visto che con lo staff tecnico abbiamo pensato che fosse significativo dare la possibilità ai ragazzi di stare ancora insieme ancora qualche allenamento. Finiremo con un’amichevole la settimana prossima e gli allenamenti serviranno per mantenere un buon stato di forma oltre a migliorare l’aggregazione della nostra squadra. In merito alla stagione non si può che pensare in maniera positiva. Per la prima volta ci siamo affacciati ad un campionato nazionale e già questo, per la società, per i ragazzi e per noi dello staff, oltre a tutte le persone che ci hanno aiutato a portare a termine nel migliore dei modi questa avventura così affascinante, non può che essere visto come un momento di grande privilegio e di grande vanto. Uno spettacolo vero. Una stagione difficile ma molto emozionante che auguro di poter vivere a tutti gli allenatori e a tutte le persone che vivono questo sport con passione e che sono convinti che la crescita quotidiana e progressiva, dove lo scambio di idee diventa un accrescimento personale, possa essere uno “strumento” necessario al fine di migliorare l’autostima dei ragazzi e la programmazione lungimirante delle attività sportive.
Cosa ti ha colpito di più di questo campionato?
Onestamente tutto quello che ho visto e sono riuscito a percepire con i miei occhi. L’organizzazione sia in termini tattici che da un punto di vista societario, la qualità tecnica delle squadre avversarie e la fisicità dei giocatori che abbiamo incontrato. Un campionato nel quale l’improvvisazione non esiste e dove, se non sei pronto mentalmente, oltre alle necessarie qualità dei giocatori, paghi dazio e spesso a caro prezzo. I mister avversari mi sono sembrati tutti all’altezza, dando spesso indicazioni propositive e trovando le giuste contrapposizioni tattiche. Al di là di questo, quello che più mi è rimasto impresso è stato l’impatto della prima partita di campionato. Sarà stato proprio perché era la prima partita, ma quando siamo entrati nel sottopassaggio dello stadio di Sacile, per entrare in campo, e ci siamo trovati davanti gli avversari e la terna arbitrale mi è sembrato di vivere in un contesto completamente diverso dal solito. Fischio d’inizio e avversari che andavano ai 100 allora; i giocatori della Sacilese che sembravano di un altro pianeta con passaggi perfetti e fluidità nella manovra. Passano 5 minuti e siamo già sotto di 1 a 0 con un gran goal del loro capitano. Ho pensato che fosse tutto veramente enorme. La partita è poi finita 4 a 1 per la Sacilese, ma nel proseguo del campionato il gap iniziale è stato colmato, se non del tutto, almeno per una buona parte, e questo è la prova o almeno la convinzione che la nostra vittoria per 1 a 0 ad Arzignano di sabato scorso, sia frutto di una crescita complessiva significativa.
Risultati a parte, è giusto analizzare questa stagione sotto molti punti di vista…quali sono i tuoi punti di vista?
I risultati di fondo non sono stati così negativi. Abbiamo vinto quasi un terzo delle partite e alcune sconfitte sono arrivate in maniera ingiusta, soprattutto alla luce di quanto espresso in campo. Ad esempio quelle con Union Ripa e Giorgione, entrambe in casa, anche se figlie di episodi sfavorevoli, sono state sostenute da prestazioni di alta qualità da parte dei nostri ragazzi. E’ vero, qualche “imbarcata” l’abbiamo presa, ma io sono convinto che il processo di crescita del gruppo sia stato positivo. La prima parte della stagione è servita per capire il tipo di campionato che stavamo affrontando. Ci sono servite alcune settimane per adattarci al campionato juniores nazionale, ma poi nel tempo abbiamo acquisito consapevolezza e siamo riusciti a proporci spesso in maniera adeguata al livello dei nostri avversari. La potremmo chiamare esperienza, esperienza che hanno fatto i nostri ragazzi, noi dello staff tecnico e tutta la società gialloblu. E’ evidente che se vogliamo stare al passo di queste realtà, cercando di competere alla pari, dovremmo migliorare. Se in termini di organizzazione societaria il Levico Terme è sicuramente su un buon livello, grazie alla grande capacità di coinvolgere le persone da parte del nostro presidente, grazie alla presenza continua del nostro Direttore Sportivo e grazie al ruolo di coordinatore svolto quotidianamente dal nostro responsabile juniores e naturalmente grazie alle inesauribili qualità umane di quanti veramente si stanno facendo in quattro per offrire una servizio efficiente e il più possibile familiare a tutti i ragazzi della nostra società, quello che ci potrebbe permettere di fare un ulteriore salto di qualità è il coinvolgimento del maggior numero di ragazzi possibili e di conseguenza delle loro società di appartenenza, al fine di migliorare la crescita tecnica. Questo probabilmente non è nemmeno un momento così lontano e permetterebbe di dare linfa anche a tutto il movimento della stessa Valsugana. In parte questo sta già avvenendo con la vicina Audace di Caldonazzo, ma i numeri e la qualità complessiva potrebbe essere incrementata se questo approccio fosse condiviso anche con altre società limitrofe. L’idea potrebbe essere quella di pensare che i ragazzi parteciperebbero a campionati importanti e che alla fine del percorso gli stessi ragazzi potrebbero eventualmente rientrare nelle loro società di appartenenza. Questo potrebbe conciliare con l’eliminazione della solita rincorsa al ragazzo più o meno bravo e forse ne guadagnerebbero le stesse società. Io quest’anno ho avuto la fortuna di poter partecipare a questo campionato, ma sono convinto che questo previlegio lo potrebbero avere anche i tanti tecnici della Valsugana e del Trentino che io conosco. Credo che molti di loro avrebbero le competenze per crescere tutti quei giocatori che metteranno al primo posto la voglia di imparare e di mettersi a servizio della squadra. Con il mister della nostra prima squadra e con la società è stato creato un progetto tecnico che fin dall’inizio ha voluto pensare in grande, mirando al coinvolgimento, non solo degli allenatori o dei responsabili dell’US Levico Terme, ma anche di quanti sono vicini al movimento calcistico della Valsugana.
Hai qualche rammarico?
Nessun allenatore deve avere rammarichi o comunque dovrebbe avere rimpianti specifici, se, così come nella vita quotidiana e per tutte le persone in generale, una persona prova a fare il massimo di quello che è in grado di dare e di trasmettere ai ragazzi che fanno parte del proprio gruppo. Onestamente il mio compito è stato agevolato visto che i ragazzi che sono stati con me tutto l’anno e che hanno orbitato nella juniores, riferendomi anche a tutti i giocatori che sono scesi di volta in volta dalla prima squadra, mi hanno permesso, con le loro grandi qualità umane, di gestire il gruppo in maniera semplice. Merito di questo va anche al preparatore atletico Diego Targa che ha spesso colto sfaccettature e situazioni che alla lunga si sono rivelate corrette e che ci hanno così consentito di migliorare l’aggregazione del gruppo.
Qual è la squadra che ti ha maggiormente colpito?
Per un motivo o per l’altro tutte quelle che stanno nella parte alta della classifica, mi riferisco ad Altovicentino, che ha vinto il campionato (per la capacità di risolvere situazioni tecniche intricate con facilità e tranquillità), Montebelluna (per fisicità e mentalità), Sacilese (per la qualità elevatissima di alcuni singoli: Possamai Andrea classe 1998 su tutti – capitano e regista della squadra, bravo tecnicamente e leader in campo), Liventina (come espressione massima di un settore giovanile importantissimo) e Giorgione (per il gioco espresso).
Che voto daresti alla tua squadra per il campionato appena terminato?
Il voto è senza dubbio alto, credo che 7, come il numero di vittorie, sia una valutazione che dia merito alla nostra stagione. Penso che la crescita dei ragazzi e della squadra sia la soddisfazione più grande. Ho visto una squadra che spesso, pur perdendo, si è aiutata ed ha alimentato in se stessa la voglia di ascoltare i propri compagni e i loro mister. All’inizio dell’anno ho incontrato una buona squadra, alla fine dell’anno ho trovato un gruppo di uomini e di calciatori che giocavano per lo stesso intento: la voglia di migliorarsi e la determinazione nel voler dimostrare che questa categoria l’hanno potuta fare da protagonisti.